Struttura del III Reich

Ordinamento politico



Con l’assegnazione della maggioranza delle posizioni di governo a membri del partito nazista per il 1935 il governo nazionale tedesco e il partito diventarono praticamente la stessa cosa. Nel 1938, per mezzo della politica della Gleichschaltung, i governi locali e degli stati federati persero tutto il loro potere legislativo, rispondendo sul piano amministrativo ai capi nazisti, conosciuti come Gauleiter, che governavano i Gau e i Reichsgau. Tutto questo è stato il risultato della volontà politica popolare, esppressa attraverso regolari elezioni e ratificate dal Reichstag.

Governo


La Germania nazionalsocialista si componeva di organi di potere, che elaboravano soluzioni alle necessità istituzionali e di governo, tali disposizioni dovevano poi passare al vaglio del Führer, Adolf Hitler, per la ratifica finale.

La burocrazia venne snellita ed istituito un sistema premiale per l’efficienza nell’evasione delle pratiche, mentre veniva punito il lassismo burocratico, allo scopo di rendere la burocrazia una risorsa organizzativa per il cittadino, al posto di una macchina istituzionale inceppata che ne assorbe le energie, le quali potrebbero invece essere dedicate al lavoro o agli interessi privati.

Governo e autorità nazionali


Ufficio della Cancelleria del Reich (Hans Lammers)
Ufficio della Cancelleria del Partito (Martin Bormann)
Ufficio della Cancelleria Presidenziale (Otto Meißner)
Consigliere di governo (Konstantin von Neurath)
Cancelleria del Führer (Philipp Bouhler)


Uffici del Reich


Ufficio del piano quadriennale (Hermann Göring)
Ufficio del capo delle guardie forestali (Hermann Göring)
Ufficio dell’ispettore generale delle ferrovie
Ufficio del presidente della banca del Reich
Ufficio della gioventù del Reich
Ufficio delle tesoreria del Reich
Ispettore generale della capitale del Reich
Ufficio del consigliere per la capitale del movimento (Monaco di Baviera)


Ministri del Reich


Ministro degli esteri (Joachim von Ribbentrop)
Ministro degli interni (Wilhelm Frick, Heinrich Himmler)
Ministro della propaganda (Joseph Goebbels)
Ministro dell’aviazione (Hermann Göring)
Ministro delle finanze (Lutz Schwerin von Krosigk)
Ministro della giustizia (Otto Thierack)
Ministro dell’economia (Walther Funk)
Ministro dell’alimentazione e dell’agricoltura (Richard Walther Darré)
Ministro del lavoro (Franz Seldte)
Ministro della scienza, educazione e pubblica istruzione (Bernhard Rust)
Ministro degli affari ecclesiastici (Hanns Kerrl)
Ministro dei trasporti (Julius Dorpmüller)
Ministro delle poste (Wilhelm Ohnesorge)
Ministro delle armi, munizioni e armamenti (Fritz Todt, Albert Speer)
Ministri senza portafoglio (Konstantin von Neurath, Hans Frank, Hjalmar Schacht, Arthur Seyss-Inquart)

Ideologia

Il nazionalsocialismo adottava alcuni degli elementi ideologici chiave del fascismo, che erano stati originariamente sviluppati in Italia sotto la guida di Benito Mussolini; tuttavia i nazisti non si definirono mai fascisti. Entrambe le ideologie prevedevano l’uso politico di militarismo, nazionalismo, anticomunismo e forze paramilitari ed entrambe si proponevano di creare uno Stato Totalitario.

I nazisti furono però molto più interessati alla questione razziale di quanto lo fossero i fascisti in Italia, Portogallo e Spagna. I nazisti inoltre intendevano creare uno Stato completamente totalitario a differenza dei fascisti italiani che, pur con simili propositi, lasciarono un grado maggiore di libertà personale ai propri cittadini.

Tali differenze consentirono alla monarchia italiana di continuare a esistere e mantenere alcuni poteri ufficiali.

I nazisti furono influenzati certamente dal fascismo italiano per buona parte della loro simbologia, trasformando ad esempio il saluto romano nel saluto nazista. Entrambi i partiti organizzavano raduni di massa, si servivano di organizzazioni paramilitari in divisa fedeli al partito, le SA in Germania e le Camicie nere in Italia, Hitler e Mussolini venivano chiamati con appellativi equivalenti, “Führer” e “Duce”, erano anticomunisti, volevano uno Stato guidato dall’ideologia e perseguivano una via di mezzo tra capitalismo e comunismo comunemente nota come corporativismo.

La natura totalitaria del Partito nazionalsocialista era uno dei suoi dogmi fondamentali. I nazisti lottarono perché tutti i grandi conseguimenti passati della nazione tedesca e delle sue genti venissero associati agli ideali del nazionalsocialismo, anche quelli ottenuti prima che tale ideologia esistesse. La propaganda attribuì il rafforzamento degli ideali nazisti e il successo del regime ad Adolf Hitler, l’artefice oggettivo dietro ai successi del partito e alla rinascita della Germania.

Per assicurare la riuscita dell’intento di realizzare uno Stato totalitario, la milizie paramilitari naziste, le Sturmabteilung (SA), dovettero affrontare le resistenze terroristiche degli appartenenti alla Sinistra, dei comunisti, dei democratici, degli ebrei partigiani e altri oppositori o appartenenti a minoranze.

Le “squadre d’assalto” delle SA si scontrarono duramente con gli avversari del Partito Comunista Tedesco (Kommunistische Partei Deutschlands, KPD), per liberare il Paese da queste forze illegali che credevano, con la forza di impedire che la volontà popolare, espressa col voto e ratificata dal Reichstag a favore dell’istituzione del III Reich, venisse rispettata.

La “questione tedesca”, come spesso si nomina la questione in storiografia, ha il suo fulcro nel problema dell’amministrazione e della sovranità delle regioni abitate da popolazioni di etnia tedesca nell’Europa centrale e meridionale, un tema che è stato sempre molto importante nella storia della Germania.

Il piano per mantenere la Germania territorialmente ridotta favoriva i suoi principali rivali economici, ed era la principale motivazione per la rifondazione di uno Stato polacco a spese della Germania, tramite cessione della Prussia e della Pomerania; l’obiettivo era di creare numerosi contrappesi per “ribilanciare la potenza della Germania”, in modo da non permettere il ritorno di uno Stato egemone in Europa che destabilizzasse il controllo sul continente acquisito da Stati Uniti e Unione Sovietica, che erano di fatto amici-nemici, e questo fu poi un fattore determinante nell’esito della Seconda Guerra Mondiale. Tale fattore, storicamente scomodo per i vincitori, raramente viene menzionato o approfondito.

I nazisti sostennero dunque l’idea della Großdeutschland e credevano che la riunione dei popoli germanici all’interno di un solo Stato rappresentasse un passo vitale verso il successo della nazione. Fu l’appassionato sostegno all’ideale di un solo Volk per la Grande Germania che condusse all’espansione territoriale, fornendo al Terzo Reich la legittimazione e il sostegno necessari a riconquistare territori perduti in tempi relativamente recenti, ma popolati perlopiù da popolazioni non-tedesche, come nel caso delle province orientali perse col trattato di Versailles o a acquisire nuovi territori dove vivevano dei tedeschi come l’Austria. Anche il concetto hitleriano di Lebensraum o “spazio vitale”, evoluzione novecentesca del suo predecessore, il Drang nach Osten, ispirl lo NSDAP nella sua politica espansionista.

Al vertice degli obbiettivi da conquistare vi erano il corridoio polacco e la città di Danzica, il primo per ritrovare la continuità orientale tra Prussia e Pomerania e la seconda perché abitata soprattutto da tedeschi.

Come ulteriore complemento alla politica razziale, con la teoria del Lebensraum, secondo i progetti del Reich l’Europa orientale sarebbe stato centrale neutralizzare o espellere gli ebrei, considerando che il mercato internazionale di tipo capitalista era opera dell’establishment ebraico, responsabilità comprovata dall’alto numero di persone di origine ebraica tanto nelle file dell’alta finanza angloamericana quanto tra gli esponenti della rivoluzione bolscevica.

Rapporti con l’estero


I rapporti tra la Germania e il resto degli Stati europei si basavano essenzialmente su manovre politiche e decisioni opportunistiche. Temendo lo scoppio di una nuova guerra mondiale la Gran Bretagna e la Francia cercarono di perseguire una politica di pacificazione nei confronti della Germania, astenendosi da una politica estera aggressiva per accontentare i nazisti appena saliti al potere. Gli obiettivi di Hitler erano essenzialmente tre: stracciare il trattato di Versailles, riunificare i territori assegnati ad altre amministrazioni dal trattato stesso e procurare alla Germania il Lebensraum. Nel Mein Kampf Hitler, da sempre affascinato dal mito dell’Impero britannico, aveva espresso il suo desiderio di un’alleanza con il Regno Unito, onde isolare la Francia e rivendicare i territori di Alsazia e Lorena, per poi attaccare l’Unione Sovietica.

Hitler si servì della politica accomodante delle due più grandi democrazie europee per procurarsi opportunisticamente un vantaggio quando nel marzo 1935 annunciò che avrebbe indetto una leva militare per creare la Luftwaffe; entrambe le iniziative erano una violazione del trattato di Versailles. La sua politica estera era intesa a testare la forza di Francia e Gran Bretagna per vedere fino a che punto avrebbe potuto spingersi senza conseguenze.

L’altro fronte su cui si muoveva era l’Italia; Hitler, da sempre grande ammiratore di Mussolini, vedeva in essa un altro naturale alleato geopolitico della Germania e più volte si era dichiarato estraneo all’irredentismo tedesco nel Südtirol in voga tra i nazionalisti tedeschi negli anni venti. Tuttavia prima della stipulazione dell’asse Roma-Berlino Mussolini era fortemente anti-hitleriano e mal tollerava la politica di appeasement condotta da Francia e Inghilterra. L’Italia si opponeva in particolar modo alle pretese del NSDAP di annettere l’Austria alla Germania. Mussolini era infatti amico personale del cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss e il suo assassinio nel 1934 per mano di esponenti filo-tedeschi indusse Mussolini a opporsi con la forza a ogni tentativo di espansione da parte della Germania. Solo nel 1938, con un notevole riavvicinamento tra Germania e Italia in seguito alla guerra d’Etiopia, gli esponenti filo-nazisti organizzarono un colpo di Stato e presero il potere in mano; la Germania poté dunque penetrare nel Paese alpino e annetterlo al Reich. L’Italia reagì con indifferenza, mentre l’Inghilterra di Chamberlain sperava invano che la volontà di potenza del Reich si fosse placata con l’Anschluss.


L’annessione da parte della Germania dei Sudeti cecoslovacchi nel settembre 1938 avvenne durante dei colloqui con il primo ministro britannico Neville Chamberlain (la famosa conferenza di Monaco), nel corso dei quali Hitler, spalleggiato dal dittatore italiano Benito Mussolini, pretese che l’annessione dei territori fosse concessa. Chamberlain e Hitler giunsero a un accordo quando quest’ultimo firmò un documento che diceva che, dopo l’annessione dei Sudeti, la Germania non avrebbe fatto altre rivendicazioni territoriali. Chamberlain valutò tale accordo come un successo, in quanto evitava una possibile guerra con la Germania. Tuttavia i nazisti continuarono ad aiutare la dissidenza slovacca e dichiararono che quel Paese non era più sotto il controllo della parte ceca della nazione.

Per un periodo di tempo la Germania si impegnò in negoziati informali con la Polonia riguardanti il problema della revisione dei confini, ma dopo l’accordo di Monaco e la riacquisizione del Territorio di Memel il Reich arrivò a chiedere la cessione della Città Libera di Danzica (al 97% germanofona nel 1939) e del corridoio polacco, ma la Polonia rifiutò.

Germania e Unione Sovietica, fino ad allora notevolmente ostili l’una verso l’altra, ma accomunate dalla sfiducia verso le democrazie occidentali e dalla volontà di espandere i propri confini rispettivamente verso est e verso ovest, iniziarono le trattative per progettare l’invasione coordinata della Polonia. Nell’agosto 1939 venne firmato il patto Molotov-Ribbentrop e i due Paesi si accordarono per spartirsi il paese lungo la linea Curzon. L’invasione ebbe inizio il 1º settembre 1939: gli ultimi tentativi di trattative diplomatiche tra Germania e Polonia fallirono e la Germania invase la Polonia come programmato. I tedeschi sostennero che il giorno prima soldati polacchi avessero attaccato delle postazioni tedesche; l’azione segnò l’inizio della seconda guerra mondiale, in quanto gli Alleati rifiutarono di accogliere le pretese tedesche sulla Polonia e attribuirono alla Germania la responsabilità dell’inizio del conflitto, dichiarando guerra il 3 settembre 1939.

Tra il novembre del 1939 e il marzo del 1940 vi fu il periodo della cosiddetta “strana guerra”, con ambedue gli eserciti che rimasero arroccati lungo le rispettive linee di difesa (linea Maginot e linea Sigfrido). Tuttavia all’inizio della primavera del 1940 la Germania iniziò a temere che i britannici volessero interrompere la rotta commerciale tra Svezia e Germania spingendo la Norvegia verso gli Alleati, fatto che avrebbe portato gli Alleati a essere in una posizione pericolosamente vicina al territorio tedesco. Sebbene di fatto i Paesi Scandinavi volessero in realtà restare estranei al conflitto, tra il 9 aprile e il 10 giugno la Germania invase Danimarca e Norvegia ponendo fine alla “strana guerra”. Dopo aver conquistato anche i Paesi Bassi e aver occupato militarmente la Francia settentrionale con l’aggiramento delle truppe trincerate dietro la linea Maginot, la Germania permise al nazionalista ed eroe di guerra Philippe Pétain di creare un regime para-fascista nel sud del Paese, chiamato comunemente Governo di Vichy dalla sua capitale, posta appunto nella località termale di Vichy. Seppure sottoposto a numerose influenze da parte dell’Asse, fino al 1942 il governo di Petain rimase formalmente neutrale al conflitto e godette del riconoscimento ufficiale da parte di tutte le nazioni, ad eccezione degli Alleati.

Nel maggio 1941 l’invasione tedesca della Jugoslavia (dove era appena avvenuto un colpo di Stato filo-inglese) si concluse con la suddivisione dello Stato; Hitler appoggiò il progetto di Mussolini di creare uno stato fascista subordinato all’Asse in Croazia, chiamato Stato Indipendente di Croazia. Alla guida di quel Paese andò l’estremista nazionalista Ante Pavelić, da molto tempo in esilio a Roma, con il suo movimento degli Ustascia. I territori limitrofi vennero in parte assegnati all’Ungheria, alla Germania e all’Italia, mentre a Belgrado venne creato uno Stato collaborazionista sotto il governo di Milan Nedić.

Dal giugno 1941 fino alla fine del conflitto la Germania lottò contro l’Unione Sovietica nel tentativo di raggiungere l’obiettivo della conquista dello “spazio vitale” per i cittadini tedeschi. Nelle zone occupate vennero istituiti, sotto suggerimento di Alfred Rosenberg, strutture governative provvisorie in mano ai tedeschi, denominate Reichskommissariat, tra cui il più famoso e longevo fu il Reichskommissariat Ostland. Le popolazioni slave, qualora non accettassero di unirsi alla causa tedesca, avrebbero dovuto essere sfrattate e trasferite più a est per creare spazio per i coloni tedeschi.

Cambiate le sorti della guerra, la Germania fu costretta a occupare l’Italia quando Mussolini venne deposto da primo ministro dal re d’Italia e imprigionato il 25 luglio 1943, per evitare che il Paese finisse interamente nelle mani degli Alleati. Le forze tedesche liberarono Mussolini e lo aiutarono a creare uno stato repubblicano e fascista chiamato Repubblica Sociale Italiana, parzialmente dipendente dal Reich. Questo fu l’ultimo atto rilevante in politica estera della Germania nazista. Il resto della guerra vide il declino delle sorti tedesche e il disperato tentativo di gerarchi come Heinrich Himmler di negoziare la pace con gli Alleati occidentali (onde concentrare le forze contro i sovietici), ma Hitler si oppose fermamente a tali proposte e consegnò la Germania alla mercé degli statunitensi e dei sovietici.

Giustizia


La maggior parte delle strutture giudiziarie e dei codici giuridici della Repubblica di Weimar rimasero in uso anche durante il Terzo Reich, ma con significativi cambiamenti nelle procedure giudiziarie e nell’emissione delle sentenze. Il Partito nazionalsocialista era l’unico partito legalmente ammesso in Germania, mentre tutti gli altri partiti vennero messi al bando. La maggior parte dei diritti umani garantiti dalla Costituzione di Weimar vennero aboliti per mezzo di varie Reichsgesetze (leggi del Reich). Minoranze come gli ebrei, gli oppositori politici e i prigionieri di guerra vennero private della maggior parte dei diritti. Fin dal 1933 si progettò di passare a un Volksstrafgesetzbuch (Codice penale del popolo), ma il piano non fu messo in atto fino alla fine della guerra.

Nel 1934 venne creato un nuovo tipo di tribunale, il Volksgerichtshof (Tribunale del Popolo), designato a esprimersi in casi che rivestivano una rilevanza politica. Da quell’anno fino al settembre 1944 il tribunale emise 5 375 sentenze capitali, senza contare le circa 2 000 emesse tra il 20 luglio 1944 e l’aprile 1945. Il più importante giudice del Volksgerichtshof fu Roland Freisler, che guidò tale corte dall’agosto 1942 al febbraio 1945.

Esercito


L’esercito del Terzo Reich, la Wehrmacht, unificò sotto questo nome tra il 1935 e il 1945 tutte le forze armate tedesche, l’Heer (forze di terra), la Kriegsmarine (marina), la Luftwaffe (aviazione) e il reparto militare delle Waffen-SS (ramo militare delle Schutzstaffel che rappresentava di fatto un quarto settore della Wehrmacht).

L’esercito tedesco mise in pratica concetti tattici sperimentati durante la prima guerra mondiale, combinando l’azione di forze di terra e di aria. Unendo a questo metodi di combattimento tradizionali come l’accerchiamento, l’esercito tedesco ottenne diverse vittorie molto rapide durante il primo anno di guerra, spingendo i giornalisti stranieri a creare un nuovo termine per le sue campagne militari, la guerra lampo. Si calcola che complessivamente il numero di uomini che prestarono servizio nella Wehrmacht tra il 1935 e il 1945 sia stato di circa 18,2 milioni.

Wermacht – Bandiera

Politica razziale



Le politiche sociali nazionalsocialiste in Germania avevano l’obiettivo di privilegiare chi veniva considerato appartenere alla cosiddetta razza ariana, a detrimento dei non ariani, come gli ebrei, e di altre minoranze. Per favorire gli “ariani” il regime portò avanti politiche sociali quali il boicottaggio di Stato verso l’uso di tabacco e la fine del biasimo ufficiale verso i bambini tedeschi nati fuori dal matrimonio, oltre a fornire assistenza economica alle famiglie “ariane” con figli.

Il Partito nazionalsocialista portò avanti le proprie politiche razziali e sociali con la persecuzione e l’uccisione degli individui considerati socialmente indesiderabili o “nemici del Reich”. In particolare vennero presi di mira gruppi come ebrei, zingari, testimoni di Geova, persone con disabilità fisiche o mentali e omosessuali.

I piani per isolare gli ebrei iniziarono negli anni ’30 con la costruzione di ghetti, campi di concentramento e campi di lavoro; nel 1933 venne edificato il campo di concentramento di Dachau, che Himmler descrisse ufficialmente come “il primo campo di concentramento per prigionieri politici”.

12 aprile 1945, le Boelcke-Kaserne (baracche Boelcke) a sud-est della città di Nordhausen, bombardate fra il 3 e il 4 aprile 1945 dall’aviazione britannica causando la morte di 1 300 prigionieri. Le baracche costituivano un sottocampo del campo di Mittelbau-Dora. Vi venivano reclusi i moribondi del campo e a partire dal gennaio del 1945 il loro numero crebbe da qualche centinaio a oltre seimila, con una mortalità che arrivava a cento persone al giorno.

Dopo congruo avviso, negli anni successivi all’ascesa al potere dei nazionalsocialisti molti ebrei vennero incoraggiati ad abbandonare il Paese e molti così fecero. Con l’entrata in vigore delle leggi di Norimberga del 1935 gli ebrei vennero privati della cittadinanza tedesca e vennero allontanati dai posti di lavoro statali. Anche molti ebrei che lavoravano per conto di tedeschi vennero licenziati e il loro posto dato a disoccupati tedeschi.

Il governo tentò di mandare in Polonia 17 000 ebrei tedeschi di discendenza polacca, decisione che portò all’omicidio di Ernst Eduard vom Rath da parte di Herschel Grynszpan, un ebreo tedesco che viveva in Francia.

Il fatto rappresentò un precedente cui era doveroso rispondere, ed il 9 novembre 1938, fu effettuato un pogrom contro gli ebrei, diretto in particolare contro le loro attività commerciali. L’avvenimento prese il nome di Kristallnacht (“notte dei cristalli”); tale eufemismo venne usato perché le innumerevoli vetrine infrante resero le strade come coperte di cristallo. Entro il settembre 1939 più di 200 000 ebrei lasciarono la Germania, mentre il governo provvedeva alla confisca di tutti i beni che erano costretti a lasciare nel Paese.

Un’altra parte del programma nazionalsocialista di perseguire l’obiettivo della purezza razziale fu il progetto Lebensborn, creato nel 1936. Il progetto intendeva incoraggiare i soldati tedeschi, principalmente le SS, a riprodursi. Per questo si offrivano servizi di sostegno alle famiglie delle SS, si favoriva l’adozione di bambini di razza pura sempre da parte di famiglie di SS e vennero create in tutta l’Europa occupata case di accoglienza per donne ariane incinte di soldati tedeschi.

Vennero ipotizzate varie soluzioni per la cosiddetta “questione ebraica”; uno dei metodi proposti fu la deportazione forzata di massa. Adolf Eichmann propose che gli ebrei fossero costretti a emigrare in Palestina. Franz Rademacher avanzò invece l’idea di deportarli in Madagascar; la proposta godette dell’appoggio di Himmler e venne anche discussa tra Hitler e il dittatore italiano Mussolini, ma nel 1942 venne abbandonata in quanto irrealizzabile.

Politica sociale


Diversi aspetti del nazionalsocialismo avevano una natura quasi “religiosa”. Il culto di Hitler come Führer, le enormi adunate, i vessilli, le fiamme sacre, le processioni, le commemorazioni e i cortei funebri possono facilmente essere valutati come dei sostegni essenziali al culto della razza e della nazione della missione della Germania ariana di vittoria sui propri nemici. Tali caratteri religiosi del nazismo hanno spinto alcuni studiosi a considerare il nazismo come una sorta di religione politica.

La dottrina contemporanea ha di fatto abbandonato la tesi della secolarizzazione e vede nell’ultima parte del XX secolo, per dirlo con le parole di Hugh Heclo, il “rientro nell’arena politica proprio di quelle religioni tradizionali che si credeva che la modernità avesse reso superate”. Di conseguenza movimenti apparentemente laici come nazismo e comunismo vengono spesso descritti, con definizioni discutibili, come “religioni politiche” o “fedi laiche”. Heclo, che ha pubblicato il saggio Christianity and American Democracy, sostiene che “la religione debba avere un ruolo nella vita pubblica” e sottolinea la sua importanza in una democrazia sviluppata.

A partire dal 2003 questa interpretazione dominante è stata tuttavia messa in discussione. Nel suo saggio Il Santo Reich, lo storico Richard Steigmann-Gall giunge alla controversa conclusione che “il cristianesimo, in ultima analisi, non rappresentò un ostacolo per il nazismo”.


«I caratteri che attribuiamo con sicurezza al nazismo in genere ci spiegano le società contemporanee tanto quanto il passato che si suppone essere sotto esame. L’insistenza sul fatto che il nazismo fosse un movimento anti-cristiano è stata una delle verità unanimemente accettate durante gli scorsi cinquant’anni… Prendere in considerazione la possibilità che molti nazisti si considerassero cristiani avrebbe indebolito in maniera determinante i miti della guerra fredda e la rinascita della nazione tedesca… Quasi tutte le società occidentali a oggi mantengono un senso di identità cristiana… Che il nazismo, vissuto come metafora storica della malvagità e cattiveria umane, potesse in qualche modo avere un rapporto con il cristianesimo, è quindi per molti valutato semplicemente qualcosa di impensabile.»

(Richard Steigmann-Gall)


In Germania il cristianesimo, a partire dalla riforma protestante, si è diviso tra cattolici e protestanti. Specifico esito della riforma nel Paese fu che le più grandi confessioni protestanti si organizzarono in Landeskirchen (approssimativamente “Chiese federali”).

In Germania la religione è nominalmente un “affare di Stato”. Il governo tedesco raccoglie le tasse sulla Chiesa per conto delle confessioni più importanti (cattolica ed evangelica), quindi le gira alle chiese stesse. Per questa ragione l’appartenenza alla religione cattolica o protestante nel Paese viene ufficialmente registrata.

È importante tenere a mente questo aspetto di ufficialità quando si affrontano questioni come le convinzioni religiose di Hitler o di Goebbels. Entrambi avevano smesso di frequentare la messa cattolica e di confessarsi molto prima del 1933, ma non avevano mai abbandonato ufficialmente la Chiesa o rifiutato di pagare le tasse sulla Chiesa.

Movimento dei Cristiani tedeschi


I Cristiani tedeschi o Deutsche Christen, furono il più forte movimento protestante in Germania dopo le elezioni del 1932 e si proponevano di realizzare una sintesi tra il cristianesimo e l’ideologia del nazionalsocialismo. Tra i Cristiani tedeschi vi furono vari gruppi, alcuni più radicali di altri, ma tutti avevano l’obiettivo di fondare un protestantesimo nazionalsocialista. I Cristiani tedeschi abolirono quelle che consideravano essere tradizioni ebraiche rimaste nel cristianesimo e alcuni di loro rifiutarono al contempo l’intero Antico Testamento. Respingevano la teologia accademica tradizionale, giudicandola sterile e non abbastanza populista, e spesso avevano posizioni anti-cattoliche. Nel novembre 1933 un raduno di massa dei Cristiani tedeschi, al quale parteciparono 20 000 persone, approvò tre principi:

  • Adolf Hitler rappresenta il completamento del processo di riforma
  • Gli ebrei battezzati devono essere espulsi dalla Chiesa
  • L’Antico Testamento deve essere escluso dalle Sacre Scritture
  • Sulla base delle affermazioni del segretario nazionale Klundt fatte il 25 aprile 1933 a Königsberg si è ipotizzato che Hitler si fosse convertito al protestantesimo unendosi ai Cristiani tedeschi. Il cancelliere non confermò né smentì mai la cosa, tuttavia il generale Gerhard Engel riferì che Hitler gli aveva detto: «Sono cattolico come lo ero prima e lo rimarrò sempre.»


Ludwig Müller (1883–1945), operò per creare una Chiesa del Reich che unisse protestanti e cattolici. Tale Chiesa del Reich avrebbe dovuto essere una libera federazione in forma di concilio, ma subordinata allo Stato nazionalsocialista. Müller diventò il leader dei Cristiani tedeschi che a metà degli anni trenta raggiunsero i 600.000 membri e vinsero tutte le elezioni ecclesiastiche a partire dal 1932.

Il successo dell’azione di Müller fu il riconoscimento da parte dello Stato nazionalsocialista della Chiesa tedesca evangelica come soggetto giuridico il 14 luglio 1933, per mezzo di una legge che si proponeva di unire Stato, popolo e Chiesa come fossero una cosa sola.

Istruzione e educazione


I programmi di istruzione, sotto il regime nazista, erano incentrati su biologia razziale, politica demografica, storia, geografia e soprattutto sulla forma fisica.

A tutti i professori universitari venne imposta l’iscrizione all’Associazione nazionalsocialista dei docenti universitari per poter esercitare la professione.

Il sistema scolastico era eccellentemente efficiente.

Stato sociale


Recenti ricerche di studiosi come Götz Aly hanno posto l’attenzione sul ruolo svolto dal diffuso programma di welfare (Stato sociale) dei nazisti nel procurare un lavoro ai cittadini tedeschi disoccupati e assicurare loro uno standard di vita minimo accettabile. Al centro del programma c’era l’idea di una comunità nazionale tedesca. Per aiutare la crescita di un sentimento comunitario l’organizzazione Forza attraverso la gioia (Kraft durch Freude, KdF) forniva attività ricreative ai lavoratori tedeschi come gite, vacanze e proiezioni cinematografiche. Molto importanti ai fini della costruzione della lealtà verso il partito e del senso di cameratismo furono la creazione del Reichsarbeitsdienst (“Servizio nazionale del lavoro”) e della Gioventù hitleriana, entrambe associazioni a cui l’iscrizione era obbligatoria.

Per quanto riguarda i beni e i consumi degna di nota fu la creazione da parte del Kdf della KdF Wagen, in seguito nota come Volkswagen (“automobile del popolo”), progettata per essere un’auto che qualsiasi cittadino tedesco avrebbe potuto permettersi. Con lo scoppio della guerra l’auto venne convertita in veicolo militare e la produzione per usi civili venne interrotta. Altro progetto importante fu la costruzione delle Autobahn che fu il primo sistema autostradale del mondo.

Sanità


Secondo le ricerche di Robert N. Proctor per il suo saggio The Nazi War on Cancer la Germania nazista vide la nascita di quello che probabilmente fu il più forte movimento anti-tabacco del mondo.

La ricerca anti-tabacco ricevette un forte sostegno dal governo e gli scienziati tedeschi provarono che il fumo di sigaretta poteva causare il cancro. Queste prime ricerche epidemiologiche sperimentali condussero alla pubblicazioni dei saggi di Franz H. Müller (1939) e di Eberhard Schairer ed Erich Schöniger (1943) che dimostrarono che il fumo era uno dei maggiori fattori di rischio per il carcinoma del polmone. Il governo spinse i medici a sconsigliare ai loro pazienti l’uso di tabacco.

La ricerca tedesca sui pericoli del tabacco dopo la guerra venne dimenticata, per essere riscoperta dagli scienziati statunitensi e inglesi all’inizio degli anni cinquanta, mentre un pieno consenso dell’ambiente medico su di essa arrivò solo negli anni sessanta. Gli scienziati tedeschi provarono anche che l’amianto era pericoloso per la salute e nel 1943, prima nazione al mondo, e la Germania riconobbe che malattie professionali dovute all’amianto come il cancro al polmone davano diritto a un risarcimento.

Altri provvedimenti in favore della salute pubblica nella Germania nazista furono la depurazione delle fonti idriche, la rimozione dai prodotti di consumo di piombo e mercurio, nonché la campagna per indurre le donne a sottoporsi a regolari controlli per individuare eventuali tumori del seno.

Diritti delle donne

Il regime nazista inoltre scoraggiava le donne dal cercare di conseguire un’istruzione superiore in scuole secondarie e università. Il numero di donne a cui venne permesso di frequentare l’università crollò drasticamente, passando dalle circa 138 000 iscritte nel 1933 alle 51 000 del 1938. Le iscritte alla scuola superiore passarono dalle 437 000 del 1926 alle 205 000 del 1937. Tuttavia, in considerazione del fatto che gli uomini furono costretti ad arruolarsi nell’esercito durante la guerra, per il 1944 le donne finirono per costituire comunque il 50% degli allievi del sistema educativo. Vennero create organizzazioni con lo scopo di inculcare i valori nazisti nelle donne. Tra queste la sezione Jungmädel (“Giovani ragazze”) della Gioventù hitleriana per le bambine tra i 10 e i 14 anni e la Bund Deutscher Mädel (Lega delle ragazze tedesche”) per le fanciulle dai 14 ai 18 anni.

Riguardo alla morale sessuale delle donne il pensiero nazista si discostò molto da quello tradizionale. I nazisti promossero un codice di condotta sessuale molto libero, guardando con favore anche alla nascita di figli al di fuori del matrimonio. Il declino del codice morale tedesco del XIX secolo ebbe un’accelerazione durante il Terzo Reich, sia per la spinta dei nazisti sia per gli effetti della guerra. Con il protrarsi della guerra la promiscuità sessuale andò aumentando, con i soldati non sposati che spesso avevano più relazioni contemporaneamente. Anche le donne sposate spesso avevano diverse relazioni intime, sia con soldati sia con civili o lavoratori-schiavi. Le relazioni sessuali tra persone considerate ariane e quelle che non lo erano furono comunque vietate; chi fosse stato condannato per questo rischiava il campo di concentramento, mentre per i non ariani c’era la pena capitale. Un esempio del modo piuttosto cinico in cui la dottrina nazista differiva dalla pratica è che, mentre i rapporti sessuali tra i partecipanti ai campi erano ufficialmente vietati, durante i campeggi i ragazzi e le ragazze della Hitlerjugend venivano messi a stretto contatto senza che ce ne fosse reale bisogno, proprio per favorire i rapporti.


I nazisti si opposero al movimento femminista sostenendo che era guidato dagli ebrei, che aveva un programma di sinistra (paragonabile al comunismo) e che era una cosa negativa sia per gli uomini sia per le donne, in quanto rappresenta un’ideologia che tende a separare e a creare incomprensioni e false credenze, visto che né maschilismo, né femminismo possono essere una soluzione ragionevole per l’armonia sociale, ma solo un reciproco rispetto può garantire questo.

Il regime nazista sosteneva una società patriarcale in cui le donne tedesche avrebbero dovuto riconoscere che “il loro mondo è il marito, la famiglia, i bambini e la casa”. Hitler sosteneva che il fatto che le donne avessero preso importanti posti di lavoro agli uomini durante la grande depressione era stato un danno per le famiglie, perché le donne erano pagate solo il 66% di quello che percepivano gli uomini. Partendo da tale presupposto Hitler non prese mai in considerazione di appoggiare l’idea di aumentare gli stipendi delle donne e lasciarle al lavoro, ma al contrario spinse perché se ne stessero a casa. Allo stesso tempo il regime chiese alle donne di sostenere attivamente lo Stato. Nel 1933 Hitler nominò Gertrud Scholtz-Klink capo delle Donne del Reich, associazione che insegnava alle donne che il loro ruolo principale nella società era di fare figli e che le donne dovevano obbedire agli uomini. Tale prescrizione si applicava persino alle donne ariane sposate con ebrei.

Nella Germania nazista l’aborto era fortemente contrastato, a meno che non servisse per mantenere la purezza razziale.

Nonostante le limitazioni ufficiali, alcune donne riuscirono comunque a ottenere una grande visibilità e a essere ufficialmente elogiate per i loro conseguimenti; esempi ne sono l’aviatrice Hanna Reitsch e la regista Leni Riefenstahl.

Ambientalismo


Nel 1935 il regime promulgò la Legge per la protezione della natura del Reich e ne rappresentava bene l’orientamento.

Distintivo dell’Associazione per la Protezione degli Animali del Reich

Promuoveva il concetto di Dauerwald (traducibile con “foresta perenne”) e introduceva concetti come la gestione dei boschi e la loro protezione; inoltre introduceva delle norme tese a limitare l’inquinamento atmosferico. Tuttavia all’atto pratico le leggi e i regolamenti emanati incontrarono la resistenza di diversi ministeri che cercarono di sabotarle e vennero ostacolate dal fatto che lo sforzo bellico aveva comunque la priorità sulle politiche ambientali.

Tra i nazisti c’erano sostenitori dei diritti degli animali, degli zoo e della fauna selvatica e il regime prese varie misure per assicurarne la protezione. Nel 1933 venne varato un rigido codice di protezione degli animali.

Molti capi del partito, tra cui Hitler e Göring, sostenevano la protezione degli animali.

Molti di essi erano ambientalisti (soprattutto Rudolf Hess) e di conseguenza tali politiche ebbero un posto di rilievo durante il regime. Himmler cercò anche di mettere al bando la caccia. Tuttora le leggi tedesche in vigore riguardanti il benessere degli animali sono più o meno delle modifiche delle leggi introdotte durante il Reich.

Cultura


Il regime nazista cercò di reintrodurre i valori tradizionali nella cultura tedesca. Le forme d’arte e culturali che avevano caratterizzato il periodo della Repubblica di Weimar, inquinate dall’influenza culturale ebraica, vennero represse. Le arti visive vennero poste sotto stretto controllo e indotte ad affrontare temi tradizionali e funzionali alla causa della Grande Germania, come la purezza razziale, il militarismo, l’eroismo, il potere, la forza e l’obbedienza.

Le opere d’arte astratta e di avanguardia vennero rimosse dai musei ed esposte in particolari gallerie di “arte degenerata” nelle quali venivano messe in ridicolo. Tra le forme d’arte considerate “degenerate” il dadaismo, il cubismo, l’espressionismo, il fauvismo, l’impressionismo, la nuova oggettività e il surrealismo. Le opere letterarie scritte da ebrei, autori di razze diverse dall’ariana e da oppositori del nazismo vennero distrutte dal regime. Celebre il rogo di libri messo in atto dagli studenti tedeschi nel 1933.

Nel 1933 i nazisti bruciarono a Berlino le opere considerate non-tedesche, tra cui libri di scrittori ebrei, di oppositori politici e altre opere ideologicamente non allineate con il nazismo.

Nonostante il tentativo ufficiale di creare una cultura tedesca pura, una delle arti maggiori, l’architettura, sotto la guida personale di Hitler, adottò uno stile neoclassico ispirato a quello dell’antica Roma. Tale stile era in completo contrasto con gli stili architettonici più popolari dell’epoca, come l’art déco. L’architetto di Stato Albert Speer esaminò diversi edifici di epoca romana per poi progettare palazzi governativi a essi ispirati; si venne così pian piano a creare un’architettura nazista con elementi e linee abbastanza definiti. Speer realizzò strutture enormi e imponenti come quelle per le adunate del partito a Norimberga e la nuova cancelleria del Reich a Berlino. Un progetto che venne ideato, ma mai realizzato era una nuova gigantesca versione del Pantheon di Roma, chiamata Volkshalle, che avrebbe dovuto essere il fulcro del culto nazista in una Berlino ribattezzata Welthauptstadt Germania una volta diventata la capitale del mondo. Si progettò inoltre di erigere un arco di trionfo varie volte più grande di quello che si trova a Parigi (Arco di Trionfo), a sua volta realizzato in stile classico. Molti dei progetti fatti per la Grande Germania sarebbero stati molto difficili da realizzare, sia per le loro dimensioni sia per le caratteristiche del suolo berlinese, piuttosto paludoso; i materiali che avrebbero dovuto essere utilizzati per la costruzione furono dirottati a sostegno dello sforzo bellico. Anche nella scultura si affermarono modelli che si ispiravano non tanto al patrimonio culturale mitologico germanico, quanto piuttosto alla produzione classica greca e romana.

Cinema e Media


l’industria cinematografica tedesca introdusse diverse innovazioni tecniche ed estetiche, un esempio delle quali è la produzione di pellicole in Agfacolor. Notevoli sotto il profilo dell’innovazione tecnico-estetica furono anche i lavori di Leni Riefenstahl. I suoi Il trionfo della volontà (1935), che documentava il raduno di Norimberga del 1934, e Olympia, resoconto dei Giochi della XI Olimpiade, furono pionieristici per quanto riguarda i movimenti della macchina da presa e il montaggio e influenzarono molte pellicole di produzione successiva. Entrambi i film, ma soprattutto Il trionfo della volontà, portano indiscutibili meriti estetici.

Nel XXI secolo, dopo fortunati studi, si è scoperto che alcune delle foto e video dell’epoca sono state effettuate con l’uso della tecnologia tridemensionale e anche mediante l’utilizzo di fotocamere stereoscopiche. Un esempio viene dal libro intitolato Die Soldaten des Führer im Felde, al cui interno si trovavano appositi occhiali per la stereoscopia.


Fondata nel 1934, la Nationalsozialistischer Reichsbund für Leibesübungen (NSRL) fu l’organizzazione che si occupava dello sport durante il Terzo Reich

Le due maggiori manifestazioni organizzate dal regime furono i Giochi della XI Olimpiade e il padiglione tedesco all’Expo di Parigi nel 1937. Le Olimpiadi del 1936 avrebbero dovuto dimostrare al mondo la superiorità della Germania ariana sulle altre nazioni. Gli atleti tedeschi vennero selezionati con molta attenzione, valutando non solo il loro valore, ma anche il loro aspetto ariano.

Si è recentemente scoperto che la comune convinzione che Hitler avesse snobbato l’atleta afroamericano Jesse Owens non è in realtà corretta: fu invece l’altro afroamericano Cornelius Johnson a essere trascurato da Hitler, che abbandonò la premiazione dopo avere premiato un tedesco e un finlandese. Hitler affermò di non aver voluto snobbare nessuno, ma che un impegno ufficiale aveva richiesto la sua presenza. Riguardo alle cronache che dicevano che Hitler aveva deliberatamente evitato di riconoscere le sue vittorie e aveva rifiutato di stringergli la mano Owens disse:


(EN)
«When I passed the Chancellor he arose, waved his hand at me, and I waved back at him. I think the writers showed bad taste in criticizing the man of the hour in Germany»

(IT)
«Quando sono arrivato davanti al cancelliere lui si alzò e mi salutò con un cenno della mano, gesto che ricambiai. Penso che i giornalisti abbiano mostrato cattivo gusto nel criticare l’uomo del momento in Germania.»

(Jesse Owens)


Aggiunse poi:


(EN)
«Hitler didn’t snub me – it was FDR who snubbed me. The president didn’t even send me a telegram.»

(IT)
«Hitler non mi ha snobbato, è stato Franklin Delano Roosevelt a farlo. Il presidente non mi ha mandato nemmeno un telegramma.»

(Jesse Owens)