Wermacht

Wehrmacht “Forza di Difesa” è il nome assunto dalle Forze Armate tedesche con la riforma del 1935 e per tutta la durata della seconda guerra mondiale, fino al 20 agosto 1946, quando fu formalmente sciolta dopo la resa incondizionata della Germania del 7 maggio 1945.

Dalle ceneri delle forze armate dell’Impero tedesco, a partire dal 1919 si erano costituite quelle della Repubblica di Weimar, che nel 1921 avevano preso il nome di Reichswehr, mantenuto fino al 1935. In seguito alla sconfitta della Germania nel secondo conflitto mondiale, le due repubbliche nate nel 1949 si sarebbero dotate ciascuna di un proprio strumento di difesa: la Bundeswehr (1955) nella Repubblica Federale di Germania, e la Nationale Volksarmee (1956) nella Repubblica Democratica Tedesca.

La Wehrmacht era costituita da tre Forze Armate:

Heer (Esercito)


Kriegsmarine (Marina militare)


Luftwaffe (Aeronautica militare)


Era sottoposta ad un Comando supremo denominato Oberkommando der Wehrmacht (OKW), cui sottostavano i Comandi supremi delle tre Forze Armate, che tuttavia godevano di larga autonomia. Il primo comandante in capo della Wehrmacht fu il feldmaresciallo Werner von Blomberg che venne destituito nel 1938 dal Führer Adolf Hitler che assunse da quel momento anche la guida suprema delle forze armate tedesche. La Wehrmacht, che acquisì una formidabile reputazione di efficienza bellica durante la seconda guerra mondiale ed occupò per un certo periodo di tempo gran parte dell’Europa, viene considerata la più grande forza combattente della storia tedesca e quella dotata di maggior potere rispetto a qualsiasi altra precedente formazione militare germanica.


Dopo il trattato di Versailles


Il trattato di Versailles del 1919 limitava le forze terrestri tedesche a sette divisioni di fanteria e tre di cavalleria per complessivi 100 000 uomini dei quali 4 000 ufficiali e stabiliva che i reggimenti di fanteria, di cavalleria, di artiglieria campale e i battaglioni del genio potessero avere un deposito; il tutto non poteva essere inquadrato in più di due corpi d’armata, con il relativo quartier generale; lo stato maggiore generale era disciolto e ne era proibita la ricostituzione sotto qualsiasi forma che fosse orientata ad assicurare delle capacità complessive di comando e controllo; anche il personale con status di ufficiale presente nei ministeri non poteva superare il numero di 300 unità, comprese nelle 4 000 già menzionate. Per gli ufficiali della marina mercantile era proibita qualsiasi forma di addestramento presso la marina militare, come recitava l’articolo 194 del trattato.

Il trattato quindi limitò fortemente le capacità militari della Germania, le forze armate non potevano avere più di 100 000 uomini a lunga ferma e per molti anni non fu possibile alle forze armate tedesche di costruire o adoperare artiglieria pesante, carri armati, aeroplani, sottomarini e gas tossici.

Con questi presupposti pensavano di aver messo fuori gioco per sempre la Germania, militarmente.

Il riarmo e la coscrizione obbligatoria


Il 2 agosto 1934, in seguito alla morte del presidente von Hindenburg, Hitler assunse la carica di comandante supremo delle forze armate e ai soldati tedeschi fu imposto il giuramento al Führer. Il 16 marzo 1935 venne annunciato il ripristino della coscrizione obbligatoria, resa effettiva da una legge del 21 marzo seguente, mentre già dal 1º marzo era stata resa pubblica la costituzione di una forza aerea tedesca, mettendo così fine alle limitazioni che il trattato di Versailles aveva imposto alla Germania al termine della prima guerra mondiale riguardo alla consistenza e alla potenza delle sue forze armate. Nei quattro anni successivi l’esercito tedesco si trasformò dalla Reichswehr del generale Hans von Seeckt alla Wehrmacht di Hitler. Lo stesso von Seeckt aveva accuratamente selezionato dopo il 1919 i giovani ufficiali più promettenti, che successivamente diventeranno gli ufficiali superiori e generali della Wehrmacht; tra i nomi che diventeranno più noti Alfred Jodl, Fedor von Bock, Gerd von Rundstedt, Walther von Brauchitsch, Wilhelm Ritter von Leeb, Johannes Blaskowitz.

Per tutte le forze armate la coscrizione venne inizialmente fissata ad un anno, ma dal 24 agosto 1936 aumentò a due.

Aver militato nel Reichswehr, nella Luftstreitkräfte o nelle forze di polizia prima del 1º marzo 1935 non comportò sconti sul piano della coscrizione. Il ricevimento del Kriegsbeorderung (foglio di chiamata) non significava l’immediato ingresso nelle forze armate. Prima infatti, dal compimento del diciassettesimo anno di età, era obbligatorio servire con il Reichsarbeitsdienst (RAD, servizio lavoro del Reich) contribuendo alla costruzione di opere pubbliche e, col passare degli anni, del Vallo Atlantico nonché alla ricostruzione delle fabbriche danneggiate dai bombardamenti aerei Alleati. Il servizio nel RAD includeva regolari marce, competizioni sportive e rudimenti dell’arte militare con lo scopo di preparare il futuro soldato alla vita militare.

Gli aspiranti sottufficiali vennero individuati tra gli uomini con un’età compresa tra i 27 e i 35 anni che, se ritenuti idonei dopo ventotto settimane di addestramento, avevano la possibilità di entrare nella vera e propria Unteroffizierschule (scuola sottufficiali). Questo purché avessero accettato, come era regola nel Reichswehr, di prestare servizio per dodici anni, aumentabili di due anni alla volta fino ad un massimo di diciotto; questa opzione venne abolita nell’ottobre 1939. Gli ufficiali invece dovevano rimanere nelle forze armate fino all’età pensionabile, fissata ad un massimo di 65 anni; poteva esserci un congedo prematuro se l’ufficiale fosse stato ritenuto inadatto al grado successivo, ma solo in tempo di pace.

Agli uomini che avessero fatto domanda volontaria di ingresso nelle forze armate prima del servizio nel RAD o per un periodo più lungo di quello richiesto dalla legge era concesso il privilegio di scegliere la forza armata in cui servire (esercito, marina o aviazione) e persino la specialità a cui essere assegnati (ad esempio carrista, sommergibilista o membro degli equipaggi di volo). Il soddisfacimento della richiesta non era tuttavia assicurato ma il servizio nel RAD era abbreviato a soli due mesi. All’inizio della guerra il periodo di servizio di due anni venne sospeso e al suo posto fu introdotto il servizio obbligatorio per tutta la durata delle ostilità, al termine delle quali fu previsto che, volontariamente ma con decisione da prendersi entro i primi due anni di servizio, sarebbe stato possibile prolungare la ferma per quattro anni e mezzo o a vita con vantaggi sul piano delle promozioni.

Heer


L’esercito tedesco rimase inizialmente limitato dal trattato di Versailles a 15.000 uomini tra soldati e ufficiali. Entro il 1920 inoltre i volontari non avrebbero dovuto essere più di 100.000, fu vietata la coscrizione obbligatoria e sciolto lo stato maggiore così come le accademie militari.


La debolezza della Repubblica di Weimar e le umiliazioni imposte dagli Alleati portarono al Putsch di Kapp del marzo 1920, in seguito al quale il generale Walther von Lüttwitz prese brevemente il potere a Berlino. In questo clima di forte tensione si propose come artefice del riarmo tedesco il generale Hans von Seeckt. Sostenitore di una maggiore fedeltà verso la nazione piuttosto che alle deludenti istituzioni di Weimar, Seeckt (agendo segretamente per via del trattato di Versailles) integrò i Freikorps nell’esercito e ne aumentò le file grazie a veterani della prima guerra mondiale e a nazionalisti, tuttavia sancì l’incompatibilità della politica con la vita militare vietando ai militanti nei Freikorps di iscriversi ad un qualsiasi partito. Le scuole ufficiali ripresero vita sotto le mentite spoglie di “corsi di formazione e specializzazione” e anche la polizia fu impostata come serbatoio di uomini per l’esercito.

Sfruttando il fatto che il trattato di Versailles non imponeva paletti per il numero dei sottufficiali, von Seeckt addestrò circa 40.000 tra sergenti e caporali alle mansioni ricoperte normalmente da un ufficiale, cosicché nell’ipotesi di un’espansione futura non mancassero uomini validi per coordinare le operazioni militari. La cronica instabilità politica della Repubblica di Weimar, testimoniata anche dal Putsch di Monaco del 1923, favorì von Seeckt che aprì al dialogo con Mosca ottenendo il permesso di costruire due scuole militari in territorio sovietico gestite dal Sondergruppe R, fondatore tra l’altro di un ufficio che si occuperà della costruzione di fabbriche volte alla produzione di armamenti.

Il licenziamento di von Seeckt nel 1926 andò a vantaggio del Partito Nazista, notevolmente cresciuto a seguito delle elezioni del 1930 ma che tuttavia trovò un avversario nel nuovo comandante della Reichswehr Kurt von Hammerstein-Equord e nel ministro della difesa Wilhelm Groener, il quale pensò di ampliare l’esercito a 200.000 uomini per frenare l’impeto di Hitler e delle sue SA. Nonostante il parere favorevole del presidente von Hindenburg il parlamento non varò la legge per sciogliere le formazioni paramilitari naziste e l’esercito, convinto di poter ricavare molto da Hitler, abbandonò lo stesso Groener.


Dopo il ripristino del servizio di leva voluto da Hitler si cercò di mitigare il tradizionale autoritarismo dell’esercito prussiano e di migliorare le condizioni del servizio in modo da attirare volontari che optassero per la carriera militare. Comunque, un certo ostacolo al controllo dell’esercito da parte del regime nazista fu rappresentato, inizialmente, da alcuni ufficiali superiori che ne osteggiavano la politica estera troppo aggressiva; tra questi il generale Ludwig Beck, capo dello stato maggiore dell’Heer e il generale Werner von Fritsch, comandante in capo dell’esercito. Nel 1938 uno scandalo costrinse il ministro della guerra, feldmaresciallo Werner von Blomberg alle dimissioni, ed un’altra opportuna situazione, orchestrata in parte da Göring, fece lo stesso con von Fritsch, che era il suo possibile successore; per vari altri ufficiali la posizione fu solo formale e finirono anch’essi con l’approvare i piani del Führer: in tal modo l’esercito tedesco della seconda guerra mondiale divenne, almeno fino al 1943, uno strumento leale, obbediente e fidato del dittatore.

Nel 1939 lo Heer contava 98 divisioni, 52 delle quali in servizio attivo e altre 10 immediatamente utilizzabili, mentre le 36 rimanenti erano formate in gran parte da veterani del primo conflitto mondiale e risultavano di fatto carenti di artiglieria e mezzi corazzati. Inoltre con la mobilitazione generale si sarebbero potute allestire altre 10 divisioni Ersatz (riserva).

La fanteria all’inizio del conflitto era armata con l’affidabile fucile Mauser Karabiner 98k, con la moderna mitragliatrice leggera MG 34, con il vecchio mitra MP 18, in procinto di essere sostituito dal nuovissimo MP 40, con mortaio da 81 mm, cannoni controcarro da 37 mm, mitragliere contraeree da 20 mm, nonché un vecchio cannone da 77 mm risalente alla prima guerra mondiale. Le unità di artiglieria erano invece ottimamente armate con obici da 105 mm, cannoni da 105 e 155 mm e con il famoso 8,8 cm FlaK controcarro e contraereo.

Ma il comando supremo tedesco concentrò gli sforzi soprattutto nel rinforzare le due armi che i suoi strateghi ritenevano decisive, il carro armato e l’aereo. Per quello che riguarda il primo mezzo, profeta e instancabile propagandista in questo senso fu il generale Heinz Guderian, che elaborò, con l’approvazione del Führer, una teoria basata sulla “guerra di movimento”, dove il carro armato e l’aeroplano non saranno più ad ausilio della fanteria, ma le principali armi di sfondamento, autonome, e schierate a protezione della fanteria arretrata. Grazie al lavoro di Guderian, nel settembre 1939 poterono essere schierate 6 divisioni corazzate (Panzer-Division), ciascuna dotata di 288 panzer di cui però la metà del tipo Panzer I, carri di sole 6 tonnellate, poco armati e corazzati in modo esiguo; i più efficaci Panzer IV erano solo 24 per divisione, mentre i restanti erano del tipo Panzer II e III, rispettivamente da 9 e 16 tonnellate e armati con cannoncini da 20 mm e cannoni da 37 mm.

I soldati della Wehrmacht raggiunsero livelli professionali molto elevati e quando entrarono in guerra, nel 1939, lo fecero con la ferma convinzione di essere i migliori soldati del mondo. Per gran parte della guerra le truppe tedesche, combattive e aggressive, mantennero una chiara superiorità tattica contro i loro avversari sia dell’ovest che dell’est.

In particolare i reparti tedeschi, guidati da ufficiali inferiori e sottufficiali in grado di condurre autonomamente il combattimento, si dimostrarono più elastici e più resistenti. D’altra parte, a queste elevate capacità tattiche non corrispose, soprattutto a livello dell’alto comando, un’adeguata visione strategica globale, sia a livello di grande strategia, sia a livello operativo e logistico, carenza che nel lungo periodo porterà al collasso delle forze armate tedesche anche per mancanza di carburante e materie prime.

Kriegsmarine


L’arma che fu più colpita dai dettati del trattato di Versailles fu la Kaiserliche Marine soprattutto per via dei timori del Regno Unito di vedersi minacciato il prestigio e la potenza della Royal Navy. La nuova Reichsmarine, nata nel 1921, era ridotta ad una flottiglia di dragamine, rimorchiatori e vecchie corazzate. In aggiunta, era vivo nella memoria di molti tedeschi l’autoaffondamento della Hochseeflotte e una parte dell’opinione pubblica, compreso Hitler, riteneva inutile riportare la nuova marina militare alla potenza di una volta.

Agli inizi dell’ottobre 1928 capo della Reichsmarine divenne il veterano della prima guerra mondiale Erich Raeder. Tenace assertore di un rafforzamento della sua arma, egli trovò difficoltà nel convincere la classe politica della Repubblica di Weimar ad avallare il suo progetto, ma grazie all’aiuto di von Hindenburg riuscì finalmente a far partire i suoi piani di rivitalizzazione della Reichsmarine.

I vari modelli di U-Boot, che secondo gli accordi di Versailles erano proibiti alla Germania, vennero progettati da una fittizia industria straniera (tecnica adottata anche dall’esercito e dall’aviazione), nel caso specifico l’olandese Ingenieurskantoor voor Scheepsbouw, nella realtà nient’altro che la Krupp. Questo modo di procedere andò avanti fino al marzo 1935, quando Hitler decise di non sottostare più ai termini del trattato di Versailles. Il 21 maggio dello stesso anno la Reichsmarine cambiò nome in Kriegsmarine e la produzione di nuove navi cominciò in tutto e per tutto, anche perché Hitler aveva abbandonato le sue idee negative sulla marina, ora vista come uno strumento necessario per fare grande la Germania.

L’ambiguità britannica sul riarmo tedesco venne definitivamente alla luce poco dopo, quando il 18 giugno venne siglato un accordo tra i due paesi secondo il quale il Regno Unito dava il proprio benestare alla ricostituzione di una marina militare tedesca, sebbene in misura non superiore al 35% del tonnellaggio totale della Royal Navy (percentuale salita al 45% nel caso dei sottomarini). Nei fatti non si concesse molto, anche perché l’arma subacquea non era molto estesa nella Royal Navy ed era vista principalmente come mezzo di difesa. In ogni caso il 29 giugno 1935 fu varato a Kiel il primo esemplare della classe Tipo I. La prima flottiglia creata con queste imbarcazioni fu chiamata “Weddingen” e vi fu posto a capo il capitano di fregata Karl Dönitz, futuro comandante degli U-Boot tedeschi.

Il 27 gennaio 1939 Hitler diede la sua approvazione definitiva al cosiddetto “Piano Z”, un imponente programma di costruzioni navali a lungo termine, avente l’obiettivo di mettere la Kriegsmarine in condizioni di competere quasi in parità con la Royal Navy britannica. Il piano era a malapena agli inizi quando scoppiò la guerra; viste le circostanze, venne deciso di interrompere la costruzione di grandi navi di superficie in favore della realizzazione di una vasta flotta di sommergibili, più rapidi e meno costosi da produrre[16]. Così all’entrata in guerra erano disponibili le corazzate Scharnhorst e Gneisenau, le corazzate tascabili da 10.000 tonnellate (nominali) Deutschland, Admiral Scheer e Admiral Graf Spee, l’incrociatore pesante Admiral Hipper, gli incrociatori leggeri Emden, Köln, Königsberg, Leipzig, Nürnberg e Karlsruhe, 21 cacciatorpediniere, 12 motosiluranti e 57 sommergibili oceanici. Ancora in costruzione erano poi gli incrociatori pesanti Blücher, Prinz Eugen, Lützow (poi ceduto all’URSS nel 1939) e Seydlitz che non verrà mai portato a termine. A queste unità vanno aggiunte poi le possenti Bismarck e Tirpitz prodotte tra l’agosto 1940 e il febbraio 1941, la portaerei (mai ultimata) Graf Zeppelin e 150 U-Boote (entro il 1º luglio 1943 ne entreranno in servizio 1.193).

Luftwaffe

Dal 1919 alla Germania fu imposto lo scioglimento dell’aviazione militare (Luftstreitkräfte) e lo smantellamento di tutti gli aerei rimasti. Ciononostante, lo stato tedesco riuscì a mantenere segretamente una propria forza aerea che divenne sempre più forte con il passare degli anni. L’addestramento clandestino dei piloti (in città come Braunschweig e Rechlin, ma accordi di cooperazione erano stati stretti anche con l’Unione Sovietica e uno dei frutti era stato il centro di addestramento di Lipeck) iniziò sin dal 1926 grazie soprattutto alla compagnia aerea nazionale Lufthansa e al Nationalsozialistisches Fliegerkorps: la prima disponeva di aerei militari come lo Junkers Ju 86 e l’Heinkel He 111 abilmente camuffati da aerei di linea o da trasporto, la seconda aveva alianti e ultraleggeri su cui i futuri piloti della Luftwaffe potevano fare pratica.

La vera svolta però venne data dal governo nazista a seguito della decisione di Hitler di riarmare la Germania. La Luftwaffe venne fondata clandestinamente nel 1933 con circa 4.000 addetti[18] mentre erano già da tempo in produzione vari tipi di aerei militari, e due anni dopo, nel 1935, la creazione venne resa pubblica a tutto il mondo. In data 1º settembre 1939, la Luftwaffe fu in grado di utilizzare ben 2.695 velivoli, suddivisi in 771 caccia Messerschmitt Bf 109, 408 cacciabombardieri Bf 110 e 1.516 bombardieri tra Junkers Ju 87, Ju 88, Dornier Do 17 e Heinkel He 111.

L’Oberkommando der Luftwaffe venne assegnato nel 1935 all’ex asso dell’aviazione tedesca, nonché ministro dell’aviazione, Hermann Göring, il quale si circondò di collaboratori come Erhard Milch (ispettore generale della Luftwaffe), Hans Jeschonnek (responsabile dei rifornimenti, dell’addestramento, della telecomunicazione e delle azioni di guerra) ed Ernst Udet (capo dell’ufficio tecnico). La nomina del personale invece era competenza esclusiva di Göring.

Le strategie di attacco erano ancora in fase di sperimentazione, in particolare, vi erano due linee di pensiero distinte: Walther Wever, comandante dello Stato maggiore generale dell’aviazione fino al 1936, sosteneva l’importanza dei bombardamenti strategici compiuti da aerei quadrimotore; Ernst Udet invece era convinto che l’aviazione dovesse essere usata solamente a supporto delle truppe a terra e per contrastare i velivoli nemici. Forte dell’esperienza bellica in Spagna dove i bombardieri in picchiata svolsero egregiamente il loro compito, e complice la morte accidentale di Wever, Udet riuscì a convincere l’intero comando della Luftwaffe che la sua linea di pensiero fosse quella da seguire. I progetti per i grandi aerei da bombardamento, come il Do 19 e lo Ju 89, vennero quindi abbandonati.

Nel settembre 1939 la Luftwaffe era composta da quattro Luftflotte (flotte aeree), con sede a Stettino, Braunschweig, Roth e Reichenbach; a queste se ne aggiunsero altre tre nel corso della guerra, di cui una, la Luftflotte Reich, creata appositamente per la difesa del territorio tedesco.

Il battesimo del Fuoco

La prima occasione per la Wehrmacht di misurarsi con forze armate nemiche venne con la guerra civile spagnola.

In appoggio a Francisco Franco, Hitler approvò tre massicce operazioni militari tedesche in Spagna. La prima, operazione “Feuerzauber” o fuoco magico, ebbe inizio verso la fine di luglio 1936, in cui vennero impiegati venti trimotori Junkers Ju 52 e sei caccia di scorta, e iniziò il trasferimento delle prime truppe tedesche di stanza in Marocco in Spagna. Nel settembre successivo Hitler mobilitò ulteriori uomini e mezzi a favore di Franco, con l’operazione “Otto”, vennero trasferiti in Spagna 24 Panzer I e il numero di uomini della Wehrmacht in territorio iberico fu portato a circa 600-800 unità.

Successivamente Hitler appoggiò l’ultimo rilevante impegno, con l’impiego della Luftwaffe nelle operazioni di guerra, dall’ottobre 1936, sotto le vesti della Legione Condor.

Nell’apice del suo impegno, le forze della Wehrmacht in Spagna contarono circa 12.000 unità, anche se circa 19.000 combatterono in territorio spagnolo. In totale la Germania nazista rifornì i nazionalisti spagnoli di circa 600 aerei, 200 carri armati e almeno un migliaio di pezzi d’artiglieria.

La politica espansionistica e il ruolo della Wehrmacht


Dopo essere stato eletto cancelliere del Reich, Hitler iniziò subito a perseguire una politica in linea con quanto scritto nel Mein Kampf, ossia l’annullamento dell’umiliante trattato di Versailles, e la riconquista dello “spazio vitale” o Lebensraum per il popolo tedesco. In questo senso nel 1933 Hitler fece uscire la Germania dalla Società delle Nazioni e iniziò subito il programma di riarmo della Wehrmacht, che venne impegnata fin dall’inizio nelle azioni militari di annessione della Saar nel 1935 e di rioccupazione militare della Renania nel 1936. Dopo aver riannesso le regioni perse con il trattato del 1919.

L’Anschluss

Una colonna tedesca entra in Austria salutata da alcune donne, è l’Anschluss.


«L’Anschluss fu il fatto più grave e carico di conseguenze dalla fine del primo conflitto mondiale»


Fin dalla salita al potere nel 1933, Adolf Hitler premette per l’annessione dell’Austria come provincia tedesca, supportato anche dal forte peso che il partito nazista austriaco aveva nel paese. In prima istanza, nel 1935, Hitler fece un tentativo in questo senso, ma lo schieramento delle forze italiane alla frontiera del Brennero unita ad una relativamente alta considerazione della solidità dell’apparato militare italiano lo fece desistere.

Questo non accadde nel 1938 quando una serie di accordi, il tacito consenso italiano e il mutato clima politico internazionale, permisero alle forze tedesche di entrare senza sforzo in Austria, aumentando il proprio potenziale bellico con l’inserimento in organico delle forze austriache. Il 12 marzo la Wehrmacht attraversò la frontiera, il 13 l’annessione divenne effettiva e la svastica sventolò su Vienna. Hitler cancellò una nazione e portò i confini della Grande Germania fino al Brennero, la Blumenkrieg (guerra dei fiori) era conclusa, e con essa anche l’annessione dell’Austria.